Ti invito a pranzo… a Palermo! Se un palermitano vi invita a pranzo e lo fa per la domenica successiva, ecco i consigli: è importante non prendere impegni per tutto il giorno. Il pranzo, in Sicilia, a Palermo, la domenica è un concetto sfumato, non è possibile definirne termini e limiti di ogni sorta. Potrebbe finire anche dopo cena e non ve ne accorgereste nemmeno!
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Palermo, quando si presenta, quando ti porge la mano e ti dice “Arrivasti?!”, appena giunto alla Stazione Centrale, quaranta gradi all’ombra, mostra il suo lato ostile, difficile, eppure, ci scommetto, c’è qualcosa che ti affascina. Percepisci che c’è qualcosa che ti sfugge, che c’è una bellezza che non riesci ancora a cogliere a pieno. Allora cominci ad osservarla nei dettagli.
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Esistono luoghi che richiedono una vita intera per essere capiti e compresi, che racchiudono così tanti intrecci ed esperienze che tre giorni bastano appena ad innamorarsene. Palermo è uno di quei luoghi. Tre giorni a Palermo sono una “fuitina”, una fuga amorosa, lontano da tutto ciò che opprime e ingabbia. Un viaggio esotico, inebriante e al tempo stesso culturale, perché Palermo è la patria della civiltà mediterranea. Una città la cui storia farebbe impallidire le capitali di mezzo mondo.
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Vacanza a Palermo, pochi giorni, tanti stimoli e il desiderio di non essere dei semplici turisti e neppure degli ospiti.
Desiderare di poter vivere la città come foste padroni di casa, ma non è facile districarsi tra le tante attività che propongono i tour operator o le diverse associazioni attive a Palermo, per non parlare della miriade di suggerimenti della rete, alcune delle quali a dire il vero poco raccomandabili.
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Palermo custodisce un centro storico ricco e variegato. È uno dei più grandi d’Europa e non bastano pochi giorni per goderne i particolari a fondo.
I turisti che hanno poco tempo, ma sono curiosi e dei buoni camminatori saranno costretti a fare delle scelte. Poco male, bisogna sempre lasciare che la curiosità non si esaurisca e lasciare Palermo con il desiderio di tornare presto.
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Un vecchio detto in Sicilia recita “tintu è cu nun mancia a cassata a matina r’i Pasqua” e nel 1575 un sinodo di vescovi siciliani di Mazara del Vallo stabilisce ufficialmente che “è irrinunciabile durante le festività”.
A Palermo, la Cassata, non è solo un dolce, è la sua storia. Ogni ingrediente racchiude una fetta di passato. I diversi regni sembrano aver collaborato tra loro, nei secoli, per la creazione di un capolavoro di dolcezza.
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